mercoledì 28 marzo 2007

intervalli di riferimento

Premetto che se arrivate in fondo vi meritate un premio... e che non l'ho riletto...

Strano. Patologico, diverso, assurdo, anormale, disturbato.
Strano. Sto continuando a chiedermi che vuol dire.
Per il Nassi, gli 'intervalli di riferimento' sono quelli contenuti fra i due valori che comprendono il 95% della popolazione, ma per noi, a metà fra l'essere giovani virgulti della scienza medica e semplici ragazzi/e che si affacciano sul mondo senza la pretesa di esserne già 'imparati', che vuol dire essere 'strani'? Vi prego, spiegatemelo, perchè io, evidentemente, pur non sapendo che significa esattamente, lo sono. Esageratamente strana. Finchè mi mantenevo nel 2,5% positivo al di sopra dell'intervallo, ero iperattiva, sprizzante gioia, anche troppo ottimista... Poi, boh, forse mi sono aperta troppo, o forse non ancora abbastanza, o forse l'ho fatto nel modo sbagliato, forse, alla fine, mi sono comunque aperta da sola e solo con me stessa, ma me l'avete detto pressochè tutte, che sono strana, anche qualcuno che non mi aspettavo, e mi avete costretta a pensare e riflettere e magari anche a decidere che forse era meglio cambiare ancora qualcosa, perchè, evidentemente, rispondendo ancora alla definizione di 'strana', temo, dalle alte percentuali, di essere scesa nel 2,5% negativo. Ancora fuori dal range, sotto il limite più basso, perciò sempre più patologica. E strana.
Scusatemi. Tutto quello che vorrei è non farvi preoccupare e invece temo sia tutto quello che sto riuscendo a fare.
In ogni caso, l'effetto finale è stato farmi riflettere, costringermi a farlo. E credo sia positivo, visto che fuggire davanti alle situazioni, per me, non è mai rientrata fra le possibilità e, invece, mi rendo conto che è esattamente quello che sto facendo.
Scappo. Non sono strana, quello che sto facendo è scappare. Che non è quello che vorrei, ma è umano.
In che senso? Che quando la mia prof. d'inglese diceva a mia mamma al ricevimento dei genitori che ero tanto idiota e in classe mi comportavo come una bambina e andavo in giro sbraitando e urlando e mi vestivo come una dodicenne e facevo i ballettini e ero sempre l'avvocato di tutte le cause perse, ma che ero anche abbastanza matura da saper riconoscere l'atteggiamento giusto da tenere nelle situazioni gravi -e nelle mia classe ne sono successe tante e gravi davvero-, io piangevo a dirotto e mi sentivo vuota e spompata ma ero anche soddisfatta perchè ero convinta che alcune cose erano importanti e altre lo erano meno e era giusto impegnarsi davvero soprattutto per conseguire le prime. Per la Federica di sedici anni questo era 'non scappare'. Magari rifugiarsi tra fate e folletti nelle pause di distacco del cervello e chiudersi nell'armadio col cappello da strega in testa quando era un po' giù di morale per tirarsi su anche solo facendosi due risate pensando a quanto era idiota la scena, ma anche essere quanto più responsabile possibile nello studi e nel rapporto con gli altri. Non dico che ci sia necessariamente riuscita, ma almeno c'ha sempre provato. Quando succedeva qualcosa, puoi scommetterci che lei nel mezzo c'era, richiesta o no.
In tutto questo, adesso, so che non è quello che sto facendo. Mi lamento perchè per seguire tutti i corsi non posso studiare tanto quanto vorrei, ma lo so che sono tutte delle emerite stronzate. Lo SO, semplicemente. Perchè, certo, c'è tanto da fare e da studiare e, certo, seguire in aula mi dà un'infarinatura per capire almeno un po' di tutto quello che viene detto ai corsetti in reparto e ai vetrini di patologia e, certo, dato che questo semestre mi sento anche più interessata a quello che facciamo mi scoccia dover rinunciare all'Olivotto che si esalta sulla proliferazione cellulare -tanto più che purtroppo è un argomento che sento- o all'Almerigogna che legge le slides che ha preparato per noi con tanto amore e, certo, il programma di patologia è infinito, per stampare tutti i libri e le fotocopie che ho comprato negli ultimi giorni ho disboscato una foresta e è spontaneo credere che nelle circonvoluzioni cerebrali non ci sia abbastanza spazio per contenere tutte le informazioni che dovrei metterci quindi è meglio dargli più tempo possibile restare in biblio un po' di più, ma, a scanso di equivoci, che io sia ansiosa per lo studio non esiste proprio e è anche certo che, a capo di tutti questi motivi, anche validi poi, c'è il fatto che se seguo tutto e non mi perdo neanche un'ora la mattina e il pomeriggio e sul treno presto ho la bea e la bene e a mensa tutti voi per ciacciare e resto in biblio a studiare fino alla campanella e prendo il treno tardi così pisolo, oltre a sentire che più di così davvero non potevo fare e quindi mi sono impegnata e allora mi posso sentire un po' più a posto con me stessa almeno nell'ambito studio, non ho il tempo materiale per pensare ad altro. E se non penso potenzialmente non mi deprimo, ergo sto meglio. La paziente è in apparente stato di buona salute. ABS. O almeno credo. Credevo. Prima che tutte mi deceste che sono strana.
E infatti è vero che non è così. Oltre al fatto che a questo punto sono definitivamente entrata a tutti gli effetti a far parte di questo club avendo perso la mia regolarità mestruale di cui tanto ero orgogliosa (e, come ha detto anche la Greta oggi, otto giorni di anticipo sono tanti!), da un po' ho paura del sangue. Tutto questo è assurdo! 1. io sono sempre stata regolare nella mia vita e, se non ci sono scompensi fisici (che non ho, analisi del sangue e biochimica clinica dixit), ho sempre collegato eventuali modifiche di ciclo a conemporanei scompensi di lucidità (leggi che l'unica altra volta che le mie ovaie si sono ribellate è stato quando jack è andato via, cosa che per me era assolutamente la più peggio di tutte quelle che potevano succedermi) e 2. voglio fare il dottore, non so come mai l'ho deciso (anche se per Fra, Fe, Lu e anche per voi tutte altre probabilmente queste mie parole sembreranno assurde), che io sia qui è stato più un caso che altro, da piccola fare medicina era l'ultimo dei miei pensieri, non mi sono mai sentita portata, non ho pressochè studiato nulla per l'esame d'ammissione e quando ho letto il mio nome fra quelli che erano entrati non mi ha carezzata un brivido su tutta la schiena e sono stata contenta ma mi è sembrato più un destino cocciuto che non un merito, ma ora sono qui e sto scrivendo che voglio fare il dottore, che voglio impiegare anche i prossimi almeno 8 anni della mia vita a studiare per imparare a fare il medico come si deve, perciò, ora che ho deciso, sentirsi svenire davanti a quello che dovrebbe essere solo un ago che trapassa la cute, si approfonda nel derma, penetra un endotelio e aspira cellule, proteine e siero, niente di più e invece mi si traduce in testa in un vortice rosso che esce da un corpo e va vagamente a turbinare in provetta, beh, no, non è decisamente produttivo. E non adesso, cazzo. Non ora che sono decisa e motivata e mi ci sento un po' più dentro. Anche perchè, so anche questo, è tutto stress. Un modo come un altro per illudermi che non sto scappando davvero. Gettare le ansie su quello che non è il vero problema per illudersi che non c'è. Ma perchè andare a disturbare l'università e la mia nuova ma ormai consolidata scelta di vita, quando è una delle cose che va bene? L'ho scritto a Laura in un post ormai due mesi fa, come reagiamo alle situazioni non ha senso, neanche per noi. Quindi no, questo non lo so.
Ma, no, non saprei nemmeno come cambiare qualcosa. É normale che sia stanca e basta pochissimo per demoralizzarmi a bestia e strapparmi via le funzioni vitali. Tra cui io comprendo l'allegria.
E, per chi se lo sta domandando, mangio. Davvero. Ho visto persone a me davvero molto care perdere davvero tanto, non solo peso, per seri problemi alimentari, e ho provato a fare qualcosa e le ho ascoltate e ascoltate e non credo di aver ottenuto qualcosa ma ci sono stata, e ho visto quello c'era da vedere e toccato quello che era rimasto da toccare. E quanto si sta male l'ho sentito. E è un'esperienza che certo condizionerà per sempre il mio modo di pormi davanti al cibo e anche il mio modo di vedere come ci si pongono gli altri. Ciò non esclude che sia un ottimo modo per trovare un altro problema su cui scaricare la propria tensione e attirare le attenzioni degli altri, ma, scusatemi, finche posso e riesco a scegliere, non è la via che preferirei. Intanto perchè i dolci sono troppo buoni da mangiare e divertenti da fare, poi perchè vivandeggiare con gli altri è importante e è un modo poco impegnativo per stare tranquillamente e piacevolmente insieme e quando sei a cena fuori non mangiare diventa anche maleducato. Non sono neanche a dieta, ma è vero che mi sto un po' riguardando per certe cose: non che mi neghi qualcosa che mi va (caramellina di zucchero sulla sciuma del cappuccino e colomba appena divorata con gioia), solo volevo perdere qualche chilo e l'ho fatto. Stop, basta così, ho ottenuto lo scopo, di più sarebbe eccessivo, anche perchè poi va via il seno e quello che ho mi piace... ;p
E che il prposito sia stato per me o per altri... no, è per me, perchè ho bisogno di guardarmi nello specchio e vedere una che non ha niente da invidiare a nessuna, perchè sentirsi in confronto con qualcun'altra è stupido e imbarazzante... e ora mi sveglio la mattina, mi guardo nello specchio e vedo un po' di più quella ragazza che avrei voluto essere a quindic'anni e che ero sicura da grande sarei stata e si sarebbe piaciuta. No, l'abito non fa il monaco, e non lo fa neanche il peso e, per quanto questa moderna società ipocrita e pregiudicante pretenda fisici longilinei e atletici, a me piace abbracciare qualcuno e sentire che lo stringo, che c'è un calore sotto i vestiti e un odore che entra in testa e sai riconoscerlo quando lo senti. E vorrei che lo stesso valesse per me. Piacere fisicamente a me e a chi mi scegliesse, ma che lo faccia per qualcosa di più, che dentro di me ci resta per sempre, perchè le cellule le ricambiamo continuamente e affezionarsi a una in particolare segnerebbe il termine precoce della relazione. Quindi, no, 'non mangiare', cosa che peraltro vi giuro non avviene, non rientra nel mio piano di Fuga.
E credo non ci rientri neanche l'aver pressochè completamente perso la fiducia e la voglia che avevo nella maggior parte delle cose che facevo prima. Quando torno a casa la sera non mi rilasso suonando la chitarra, casomai vorrei andare a gridare qualche song in un microfono alla sala prove, giusto per rilassarsi un po', perchè cantare, ah, quello sì che ti scioglie e distende. E non ho più voglia di andare al gruppo, preparare le attività per i bimbi del sabato pomeriggio, perchè mi sembrano quasi meno motivati di me e questo mi sconcerta e mi fa perdere fiducia. In me, nelle mie capacità educative e in quelle di quel sistema in cui sono cresciuta io che è l'AC e che mi sembrava avesse in qualche modo funzionato, in quelle della chiesa (di cui in realtà ho sempre un po' dubitato...), nelle attività che propone che mi sembrano sempre più campate in aria, sempre meno immerse nel mondo o almeno nel suo contesto storico-temporo-spaziale, e anche in Dio. E, Sara, mipiacerebbe tanto venire a Sidney, come mi piacerebbe smettere di farmi tutte queste domande, che mi ero già fatte seriamente preoccupata prima della cresima e a cui avevo trovato alla fine serenamente un sacco di risposte, ma al momento brancolo nel buio e la parrocchia è forse il posto dove al momento mi sento meno me. Non è mai stato così, prima. Anche questo è assurdo. Ci sono nata vissuta e cresciuta dentro. Ci ho imparato quasi tutto e ora, all'improvviso non è più 'Casa'. Sì, è assurdo, e triste. Per la maggior parte di voi, queste saranno davvero tutte seghe mentali, ma credere in Dio, averlo fatto per ventun'anni buoni, averci pensato nell'arco delle giornate per le cose belle e per quelle brutte e poi non sentirlo più, è come perdere all'improvviso un amico a cui ci si affidava un po' più che a altri. E la cosa più brutta è che in questo mio rigetto percepisco anche un egoismo di fondo, giacchè tutti i miei dibbi sono nati quando i problemi ho cominciato ad averli io. E finchè la gente moriva per fame, guerre civili, test nucleari, terremoti, vulcani, animali impazziti, sete, infezioni e quant'altro, dov'erano i miei dubbi? Perchè allora trovavo una scusa, una condizione o una causa plausibile, e ora no. Bella stronza. E anche questo 'problema' non lo affronto, magari andando a parlare con Don Gianni o con Lollo che sono stati il mio primo prete e il mio educatore, ma scappo, e nessuno mi ha più visto a una messa da natale e prima dalle cresime, che sono a ottobre.
E quando scappo, lo faccio dai sensi di colpa, dai rimorsi e dai rimpianti; e lo faccio da casa mia e dalle responsabilità che comporta; dai desideri che ho e che non dovrei avere; dalla voglia di andare a passare un anno all'estero, tutta la specializzazione somewhere else, una settimana in viaggio a scazzarmi il cervello; dalla mamma che è a casa e che è strano; dalla paura, tantissimo dalla paura, da tutte; anche dallo stare da sola, perchè a firenze i momenti da sola sono limitati e diventano anche piacevoli a volte.
Quindi scappo. E questa fuga mi fa correre via anche da voi cosicchè non sono molto presente nelle vostre cose e mi dispiace davvero, e non vi chiedo mai niente di voi e mi fa piacere davvero tanto stare insieme e se non vi vedo mi mancate davvero, non sono frasi di circostanza, ma non ve lo dimostro veramente perchè sembra che voi vi proccupiate tanto mentre io non vi chiedo mai niente. Scusatemi. E, Lucy, sì, anche a me piacciono le patate. E ti voglio anche bene. Davvero, senza obblighi di rispondere per educazione. Ti voglio bene adesso alle 00.18 di notte, senza che nessuno mi abbia detto di dirtelo, quindi, al mio prossimo 'Grazie', ricordati di questo e prendilo per un 'Anch'io'... E vale per tutte, anche se non tutte sanno la storia delle patate... e anche se il Guidi che risponde con questa frase a tutte le domande vi farà passare la voglia di chiederci che significa e anche di tentare di capireil mio modesto assurdo modo di ragionare...
Quindi, io scappo. Non sono strana, quello che sto facendo è scappare. Che non è quello che vorrei, ma è umano.
E questa consapevolezza mi ha fatto star male perchè mi ha fatto pensare che io non voglio essere sconvolta nel mio carattere e nelle mie idee e nelle mie prerogative per la mia vita, perchè sono sempre stata contenta del mio modo di pormi, perchè se ho qualcosa di 'speciale' ho sempre pensato fosse questa sottospecie di sangue freddo -che è anche una delle cose che mi hanno spinto alla carriera di medichessa. E il mio naturale ottimismo, e la mia meraviglia per le cose da niente e la neve e il mare mosso e i giochi da bambini e la voglia di fare la scema ma non l'idiota, e di sentirmi viva e attiva, iperattiva, e fare diecicentomillemilioni di cose che potrei anche evitare ma mi piacciono e allora dormire quattro ore per notte ha senso perchè un senso, con tutto questo, ce l'ho io. É il decidere che prima che me lo dia qualcun'altro, un senso devo trovarmelo da sola. E sarà bello un giorno essere innamorata di una persona giusta e scoprire che quel senso piace anche a lui e che gli darà solo delle aggiunte ma amerà le mie scelte esattamente per quello che sono. E se una persona così pensavo di averla più o meno trovata, evidentemente mi sbagliavo. O forse non mi sbagliavo su tutto questo, ma le esigenze che due persone possono avere, pur 'apprezzandosi' e 'volendosi bene', possono essere diverse, si possono scegliere due stili, due vie di comportamente diverse e si può aver bisogno d'altro. Altro, che significa Diverso-Da-Me, e, anche se mi scoccia ammetterlo, non necessariaente Peggio-Di-Me. Credo che sarà anche bello un giorno etichettare tutto questo come un capitolo completamente chiuso, un paragrafo felice/infelice o semplicemente passato.
Questo non è uno sfogo ma la risposta al "Fede, sei strana, come stai?" che per me è la frase cult della settimana passata, che alla fine, all'ennesima volta che mi veniva ripetuta, quando venerdì pomeriggio qualcun'altro me l'ha posta, accompagnata da un altro paio di domande e provocazioni, tanto ovvie da spaventarmi messe lì davanti a me nella loro composta esistenza, ha scatenato tutto questo e, sul momento, anche un piantino. Minimo, ma compostamente esistente anche lui.
Io voglio solo essere me, e non ci sto riuscendo. É questo che mi fa star male, perchè io non sono così, me ne accorgo anch'io. Avete ragione voi, sono strana.

Considerando che tutto questo pappiè è il mio modo per ringraziarvi delle vostre attenzioni e non un modo per dirvi di non farlo più, perchè ogni giorno apprezzo ogni vostra singola manifestazione d'affetto, ogni strizzata di gote, parola carina, presa di giro o quant'altro, posso fare due ringraziamenti sul finale a due persone che qui forse non ci finiranno mai e quindi non lo sapranno nemmeno e magari questi grazie saranno anche inutili ma li faccio lo stesso?
Al Tutt', che sa quasi a malapena come mi chiamo e invece, con la chiacchierata dell'altro giorno, mi ha fatto riflettere su come sia semplice scoprire tante cose in comune con un altra persona e all'improvviso vedere come belli e interessanti tanti aspetti di sè che normalmente -o forse solo ultimamente- ci sembrano tanto più piccoli, poco importanti e spenti.
A Paolino, che prima dell'esame mi ha presa sulle ginocchia e mi ha cantato cavallino arrò arrò facendomi le carezzine senza stare a preoccuparsi della gente che ci guardava male o del motivo per cui all'improvviso fossi andata da lui a reclamare coccole e che dice sempre un sacco di cose carine, che ogni tanto è bello sentirsi dire.
A Peppe che mi ha mandato un sms dopo l'esame e mi chiama fefina e abbiamo lo stesso fonendo e il cellulare uguale e con la stessa suoneria e soprattutto mi fa schiantare da ridere perchè siamo tontoli uguale (e chiaramente non è un'offesa!!) e a Ilenia che mi guida nel percorso universitario con una pazienza veramente ammirabile e con cui mi piace parlare... senza contare che che ero strana me l'ha detto anche lei.
A Tommy, perchè le provocazioni le ha dette lui e mi sono sentita una merda e ha colpito il tasto dolente più dolente di tutti alla prima e forse non se ne è neanche accorto perchè non si ripiglia.
A Ale perchè lunedì sera mi ha aiutata a portare le torte e mi ha dato noia proprio quando era il momento giusto, anche se forse non se ne è accorto neanche lui perchè è il degno compare del punto di cui sopra, però il profitterole se lo merita proprio. Idem per le patate.
E anche a Andrea, che mi ha appena fatto uno squillo... e per lui è tantissimo!! ;p

venerdì 2 marzo 2007

Approfitto di questa finestra sul mondo (wow!) per salutarvi, dato che il mio credito sul telefonino mi impedisce di farlo personalmente...km ve la passate?Finalmente lunedì ci vediamo!A presto, Fernanda